Storia del Liceo Classico

Intervento dell’Ispettore scolastico Vincenzo Vita

IL 24 settembre 1891, con r.d. n. 581, veniva istituito in Enna, allora Castrogiovanni, il ginnasio. E questa data, che noi oggi celebriamo, fu per Enna qualcosa di più della semplice data di un decreto istitutivo, perché determinò una svolta nel sistema educativo, che passò da un’istruzione affidata al mecenatismo di pochi ad una istruzione a carico dello Stato; fu quindi l’inizio di un processo democratico di crescita culturale, una spinta all’incivilimento e al progresso sociale.
Nel decreto è detto che la concessione era disposta perché la popolazione aveva superato i 20.000 abitanti, ma essa era anche effetto della politica scolastica della cosiddetta Sinistra Storica che governò l’Italia dal 1876 al 1896; a questo proposito basta ricordare la legge del 1879 sull’istruzione elementare gratuita ed obbligatoria voluta dall’allora ministro della pubblica istruzione Michele Coppino, legge che consentì di affrontare la piaga dell’analfabetismo che in quel periodo raggiungeva, specie nell’ennese, la punta del 90%.
Lo stesso decreto porta la controfirma del ministro della pubblica istruzione del tempo Pasquale Villari, insigne storico ed uomo politico, che nelle sue acute Lettere meridionali, del 1878, esortava il governo a prendere provvedimenti adeguati per l’elevazione materiale e morale delle popolazioni meridionali, elevazione che poteva realizzarsi solo con la istituzione, sempre più numerosa, di nuove scuole; e infatti in questi ultimi anni molti comuni, specie in Sicilia, ricordano il centenario della istituzione dei loro ginnasi e la stessa Palermo ha celebrato, solo pochi anni addietro, il primo secolo di vita del suo «Meli».
La concessione fu dovuta all’interessamento di Napoleone Colajanni, il quale ebbe sempre a cuore le condizioni sociali e culturali del suo paese; la cittadinanza gliene fu sempre riconoscente ed il collegio dei docenti del nuovo ginnasio, non appena gli istituti scolastici furono invitati a darsi una denominazione, decise, nella seduta straordinaria del 30 gennaio 1921, che il ginnasio fosse a lui intestato; la decisione fu presa per acclamazione, in una simpatica gara di priorità con l’amministrazione comunale, come sentiremo fra poco dalla lettura diretta del verbale, e prima ancora che Napoleone Colajanni morisse, il che avvenne, come è noto, il 2 settembre successivo; raro esempio di riconoscimento di valore e di gratitudine verso un cittadino benemerito ancora vivente.
L’istituzione del ginnasio fu per la popolazione ennese un avvenimento estremamente significativo perché questo tipo di scuola era, nell’ordinamento scolastico italiano disegnato da Gabrio Casati nel 1859, quando dovette unificare i diversi sistemi scolastici che vigevano nelle varie regioni d’Italia prima dell’Unità, l’unico che avviava i propri alunni a tutte le facoltà universitarie, quello nel quale dovevano ricevere la prima formazione umana e culturale i futuri dirigenti dello Stato; una scuola prestigiosa, che tale sarà considerata sino ai nostri giorni.
Al nuovo ginnasio si indirizzò la gioventù di allora e numerosi furono gli iscritti, tanto che nel 1918-19 raggiunsero, nella prima classe, il numero di cento unità.
Completato con il triennio liceale nel 1928, subito dopo l’elevazione di Enna a capoluogo di provincia, il ginnasio-liceo «Napoleone Colajanni» è stato sino al 1932, quando fu istituito l’istituto tecnico superiore, l’unica scuola secondaria superiore di Enna e, sino al 1957, quando fu istituita in seno ad esso la sezione di liceo scientifico, l’unica scuola ad indirizzo umanistico. Ha avuto quindi la possibilità e la fortuna di assorbire e formare le migliori intelligenze della città. E va detto a suo merito che, ancor prima dell’attuale democratizzazione della società, non ha mai operato una selezione di classe, apprezzando ed incoraggiando giovani di tutti i ceti sociali e riconoscendo soltanto il merito e le capacità personali; due borse di studio, quella intestata ad «Adriano Conti» e la successiva intestata a «Mariolina Giunta», entrambi morti mentre erano ancora alunni del nostro istituto, hanno facilitato gli studi a giovani meritevoli e bisognosi ed i loro albi d’onore recano i nomi di molti validi professionisti di Enna; purtroppo l’inflazione ha colpito i relativi fondi ed ha vanificato lo scopo per cui erano state create dalle rispettive famiglie.
A questo punto, poiché siamo qui riuniti per festeggiare il nostro istituto si potrebbe fare un po’ di retorica, e a questo debbo rinunziare perché non mi è congeniale, oppure imboccare la strada legittimamente compiaciuta della statistica, indicando incremento della popolazione scolastica, consistenza delle promozioni ed altri dati. Io preferisco invece celebrare questa scuola, che è di tutti noi, ricordando la sua piccola storia fatta di uomini e non di dati, fatta cioè di coloro che in essa si formano e in modo così valido da potersi affermare nella vita civile.
In questo senso, fare la storia del nostro ginnasio, e del successivo ginnasio-liceo, è come fare la storia di Enna e degli Ennesi, tanto questa scuola è stata, specie nei primi tempi, lo specchio ed il riflesso della vita cittadina; significa seguire il progresso civile e culturale di questa popolazione, anche se poi si constata che, purtroppo molte giovani menti ennesi hanno dovuto emigrare, nella penisola o all’estero; l’emigrazione intellettuale non è stata meno forte e dolorosa di quella operaia.
Scorrendo i registri generali degli alunni che dal 1891 in poi si sono iscritti nel nostro istituto vengono fuori nomi e figure quasi mitici per quelli della mia generazione, come quello di Rosso Clotilde, presente nell’elenco dei 17 alunni che si iscrissero alla prima classe nel lontano 1891, bella figura di educatrice, da cui molti giovani di allora trassero gli elementi della loro istruzione; nello stesso elenco c’è anche Vetri Angelo, nota figura di medico, poi appassionato cultore di cose ennesi ed autore di un libro sulla toponomastica locale; pochi anni appresso, nel 1896, s’iscriveva in prima classe Sinicropi Enrico, anch’egli figura di educatore e studioso di storia ennese. Figure caratteristiche che richiamano, almeno alla memoria, la vita di Enna nella prima metà di questo secolo.
Ma tra gli antichi alunni ci sono anche nomi usciti fuori dai limiti di questo paese e che hanno conseguito notorietà nazionale. Ricordo solo qualcuno dei nomi illustri: Nino Savarese, alunno del nostro ginnasio dal 1894 al 1899, vanto di Enna per la sua sottile e sobria vena di scrittore, Giuseppe Gaeta, alunno dal 1906 al 1912, generale di squadra aerea, insignito dell’ordine militare d’Italia, di due medaglie di argento ed una di bronzo al valore militare; Michele Anzalone, alunno dal 1921 al 1926, medico e docente universitario a Bologna, studioso di storia della medicina e poi scrittore.
Ma non meno illustri furono tanti che profusero le loro energie, la loro competenza, la loro preparazione culturale e professionale a favore della Scuola in Enna e fuori. Sono uomini che hanno idealizzato la loro professione, che non hanno rincorso attività redditizie, sentendosi appagati soltanto dall’essere maestri, uomini che per questo meritano tutto il nostro rispetto.
Con questo sentimento mi par giusto ricordare: Ernesto Anzalone, alunno del ginnasio dal 1891, anno dell’istituzione, al 1897, sempre promosso senza esami alla classe successiva (l’ordinamento del tempo, sino alla riforma Gentile, prevedeva la promozione per esame in ciascuna disciplina, dal quale si era esonerati se si conseguiva allo scrutinio finale la votazione di almeno 7/10), appassionato cultore di letteratura italiana, preside del ginnasio-liceo «Jacopo Sannazaro» di Napoli. Enrico Aguglia, alunno dal 1900 al 1905, promosso senza esami alle classi successive, come del resto quelli di cui riferirò in seguito, studioso di lettere classiche e docente di queste discipline prima al ginnasio superiore di Enna e poi a Catania. Luigi Monaco, alunno dal 1902 al 1907, docente di profonda e vasta cultura, preside per molti anni del ginnasio-liceo «Ruggero Settimo» di Caltanissetta.
E soprattutto dobbiamo ricordare Enrico Longi, alunno dal 1905 al 1910, il quale insegnò al ginnasio superiore di Enna e poi in varie città, fu preside del liceo «Meli» di Palermo e del magistrale «Capponi» di Firenze, e nominato nel 1954 ispettore generale al Ministero della pubblica istruzione. Durante tutti questi anni svolse un’intensa attività di studioso e di pubblicista; sono da ricordare i suoi studi su Tacito, Virgilio, Erodoto, Gorgia ed altri classici latini e greci, ma soprattutto il poderoso rifacimento del famoso vocabolario greco del Gemoll. Ricevette il meritato riconoscimento con la concessione della medaglia d’oro per i benemeriti della scuola e della cultura.
Ma se la storia si fa cronaca è a tutti presente la figura di Salvatore Ingrà, alunno dal 1917 al 1922, docente dal 1931 e poi preside dal 1942 al 1954, e quindi preside di molti di noi qui presenti. Spaziò nel campo della cultura scolastica e dimostrò nella direzione dell’istituto rare doti di equilibrio e di umanità; insegnò a parecchie generazioni di giovani non soltanto ad essere bravi studenti, ma anche, con l’esempio ed il senso di professionalità, a diventare cittadini onesti ed osservanti del proprio dovere.
Qui permettete ad un amico che li amò e li stimò di ricordare due docenti cari al cuore di tutti e quanto mai ancora vivi nella memoria di tanti loro discenti: Nunzio D’Angelo e Salvatore Mazza, entrambi deceduti in piena attività di servizio, il primo come preside del locale Istituto Magistrale «Dante Alighieri», il secondo appena nominato, per concorso, preside dello stesso nostro istituto. Conoscitori delle letterature classiche e moderne, hanno entusiasmato con le loro lezioni molte schiere di giovani. Oggi, ancora, fanno onore alla loro città e alla scuola che li formò, poco importa se con metodi antichi o con metodi moderni, ma sempre con coscienziosità ed affetto, una miriade di stimati professionisti: ingegneri, medici, avvocati, alti ufficiali delle Forze Armate, funzionari dello Stato, insegnanti di scuole secondarie e docenti universitari, imprenditori, liberi professionisti ed esponenti delle più varie attività. La scuola non registra i successi dei suoi ex alunni e sbaglierei se mi affidassi alla memoria per compilare un elenco, che risulterebbe parziale, e pertanto ingiusto e selettivo. Ma, per passione di parte e per invincibile predilezione per gli studi, chiedo scusa se faccio i nomi dei miei giovani che sono arrivati all’insegnamento universitario: Giuseppe Arena a Catania, Giuseppe Di Giugno a Napoli, Giuseppe Di Stefano in Canada, Alberto Sposito a Palermo, ai quali desidero aggiungere Angelo Consolo, Biagio Micale e Giuseppe Paxia, docenti a Catania, anche se ex alunni di un liceo scientifico che allora non era altro che una sezione del nostro istituto.
Affezionati ad Enna, e noi Ennesi a loro, sono poi due simpatiche figure di ex alunni, artisti ancora sulla breccia: Umberto Domina, scrittore umoristico noto in campo nazionale, e Piero Giarratana, pittore tanto speciale quanto gustoso e persine scrittore. E se in carriera politica è arrivato ad una ben alta carica il nostro senatore Michele Lauria, un altro ex alunno è salito ai vertici di una organizzazione internazionale, Giuseppe Grimaldi, eletto pochi mesi fa a Brisbane alla vice presidenza del Lions Club International.
Ai giovani che frequentano oggi le aule del nostro istituto auguro di affermarsi nella vita come questi loro più anziani compagni di scuola; al ginnasio-liceo «Napoleone Colajanni», l’istituto che io considero parte di me stesso per avervi trascorso quarant’anni della mia vita, come alunno, come docente e come preside, auguro di essere sempre un punto di riferimento culturale per la vita cittadina.

Vincenzo Vita
Ispettore Scolastico

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